Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio: sicuramente questa l’opinione del Presidente degli Stati Uniti che prenderà parte al summit “Siciliano”. Quindi, più “sicuro” soggiornare circondato dai “suoi” marines, che non nella cittadina jonica affidando la sua sicurezza a Polizia, Esercito e Carabinieri “Italiani”
di Salvo Barbagallo
Probabilmente il Sottosegretario di Stato Maria Elena Boschi dovrà rivedere i suoi programmi in merito alla visita dei coniugi Trump a Taormina in occasione del G7: forse Melania non prenderà parte al cocktail programmato nella Villa comunale, se il marito Donald, a quanto pare, ha già deciso di non soggiornare (ovviamente per motivi di sicurezza) in uno dei migliori alberghi (l’Hotel Timeo) della Perla dello Jonio. Per la Boschi una delusione, della quale potrebbe “approfittarne” il capoluogo etneo: chissà, infatti, se il sindaco Enzo Bianco non coglierà l’occasione al volo per invitare la first lady a Catania per un “giro” artistico della città. Tutto è possibile.
La notizia che Donald Trump quasi sicuramente trascorrerà le notti del summit a Sigonella è stata data da Carmelo Lopapa sul quotidiano La Repubblica.it di ieri (25 aprile): (…)– Le stradine di Taormina troppo anguste per le super car del corteo di Donald Trump: da lì non passano. Il presidente deve avere vie di fuga, ovunque si trovi, autentica ossessione del Secret Service. Gli hotel in cima alla rocca – dove pure dormiranno tutti i capi di Stato e di governo, a due passi dal Teatro Greco – ritenuti sicuri per gli altri, ma non per il pernottamento del presidente americano: meglio la base di Sigonella (…).
Un’informazione in tal senso, in realtà, giorni addietro era stata fornita dal blog TaorminaToday: (…) Il problema sul quale sono in atto delle verifiche è quello delle strade strette di Taormina, città d’arte che non consente enormi margini di spazio ai mezzi per il transito in centro storico. Le strade strette rischiano di complicare il passaggio, e soprattutto le manovre, alla limousine del presidente guidata dagli uomini del Secret service. A preoccupare sarebbe, in particolare, la sede stradale decisamente stretta di Viale Italia, che dall’elipista di contrada Bongiovanni porta verso il centro e allo stesso modo anche la sede stradale che sale da contrada Piano Porto (sede dell’altra elipista provvisoria) verso la Via Porta Pasquale. Analoghe valutazioni andranno fatte circa il momento dell’ingresso in Corso Umberto, anche la Via Teatro Greco – appena sgomberata dai chioschi – che porterà il presidente degli Stati Uniti al Teatro Antico per il concerto dell’Orchestra del Teatro della Scala di Milano la sera del 26 maggio. L’auto presidenziale che utilizza Trump non è più la Chevrolet di Barack Obama, bensì una Cadillac, di colore nero del valore di 1,2 milioni di dollari. Sotto la scocca della Cadillac One un vero e proprio mezzo blindato di acciaio da otto pollici capace di resistere ai colpi perforanti e con un solo finestrino che si apre, quello dell’autista, mentre Trump usa un solo sportello, l’ultimo di destra (…) Non appare praticabile la soluzione di far spostare Trump in extremis su un altro mezzo, perchè le misure di sicurezza da seguire sono rigide e non consentono deroghe e così Taormina mette in apprensione lo staff della Casa Bianca che ha ispezionato le strade e i vicoli per capire se sussiste davvero il rischio che la Cadillac One di Trump possa rimanere incastrata da qualche parte (…). Inizialmente si era ipotizzato il trasferimento del Presidente USA dall’aeroporto di Sigonella su una nave della marina americana che sarebbe stata ormeggiata a largo di Giardini e sulla quale avrebbe dovuto dormire per poi trasferirsi in elicottero a Taormina per le due riunioni principali al “San Domenico” (26 maggio pomeriggio e 27 maggio mattino). Soluzione più semplice quella di Sigonella, tenuto conto che nella base “americana” Donald Trump e consorte possono usufruire di tutti i confort in completa sicurezza, sotto “tutela” di tutti gli “armati” marines di cui la Naval Air Station dispone da sempre (in terra siciliana, sic!).
Come abbiamo avuto modo di scrivere, il vertice di Taormina poteva essere un momento “storico” per l’Italia se il Governo avesse avanzato richiesta (quantomeno!) di ridimensionare la presenza “armata” statunitense in Italia e, soprattutto, in Sicilia. Speranza velleitaria perché nell’incontro che il Presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni ha avuto recentemente alla Casa Bianca da parte di Trump c’è stata solo una richiesta di “moneta” per quanto concerne la presenza dell’Italia nella NATO. È tutto dire, come scrive Il Fatto Quotidiano: “Stavamo scherzando e io gli ho detto: ‘Devi pagare, devi pagare’. E lui pagherà“. Secondo Donald Trump l’Italia aumenterà i suoi contributi al bilancio della Nato: la rivelazione arriva da un’intervista rilasciata all’Ap, nella quale il presidente degli Usa ha svelato, tra il serio e il faceto, il contenuto di una sua conversazione privata con Paolo Gentiloni. Trump stava rispondendo a una domanda su come ha cambiato l’ufficio di presidenza (…) Trump ha spiegato: “Gentiloni finirà con il pagare. Sai, finora nessuno glielo aveva chiesto (…). La domanda che sorge spontanea: “Ma a Donald Trump (così come ai Presidenti che lo hanno preceduto) il Governo Italiano ha mai chiesto di smobilitare le decine di basi statunitensi fortemente armate (anche con armi nucleari) che sono sparse nel territorio nazionale?”. E ancora: “Cosa ci guadagna veramente l’Italia da questa presenza USA (più che scomoda) che sicuramente può (o dovrebbe) essere ritenuta pericolosa e non certo utile per gli Italiani?”. E ancora: “Ma perché l’Italia deve rispondere sempre signorsì alle richeste degli Stati Uniti d’America?”.
Questi e tanti altri interrogativi potrebbero essere posti al Presidente USA “approfittando” della sua presenza in Terra Italiana. Siamo certi che nessuno li porrà…